Una visione chiara del futuro, tanta competenza, uno stile informale e affabile, un sorriso coinvolgente e una buona dose di sincero realismo.

Questa è Yvonne Aki-Sawyerr, il nuovo sindaco di Freetown.

Laureata in Economia alla London School of Economics è attualmente dirigente di IDEA, una compagnia di investimenti infrastrutturali e nel settore turistico in Sierra Leone, è molto nota per il suo impegno a supporto della popolazione civile con iniziative e associazioni sia durante gli anni della guerra civile sia durante l’epidemia di ebola del 2014.

Esponente dell’APC, ex partito di governo uscito sconfitto dalle presidenziali, di origini Krio è la terza donna a ricoprire la carica di sindaco di Freetown: la prima, Eustace Cummings, venne nominata nel lontano 1966.

Dal 2016 Yvonne è stata la responsabile del programma President’s Recovery Priorities: un ambizioso piano di sviluppo promosso per rilanciare il paese all’indomani della crisi post-ebola.

A fianco di iniziative incentrate allo sviluppo locale delle regioni più isolate facilitando l’accesso all’acqua potabile, all’energia, al sistema sanitario e all’istruzione, il programma “Clean Freetown” ha sperimentato un metodo innovativo di raccolta porta a porta che la Sawyerr ha seguito personalmente e che oggi propone come nuovo sistema di gestione rifiuti per la città.

Durante il dibattito pubblico fra i candidati a sindaco Yvonne ha spiazzato tutti dimostrando concretezza, realismo e una visione ambiziosa e chiara su molti aspetti strategici per lo sviluppo urbano, ha persino ripreso duramente i cittadini di Freetown chiedendo un cambio di mentalità sui temi ambientali e un maggior senso civico da parte di tutti.

Un atteggiamento coraggioso e per nulla scontato in una campagna elettorale densa di promesse roboanti.

La domanda dei giornalisti sulle proposte per risolvere il problema degli slum è, come sempre, la più insidiosa: l’opinione pubblica e i media sostengono infatti da anni che la politica rifiuti di demolire gli insediamenti e “ripulire” la città per ragioni di consenso elettorale (mantenere il voto di decine di migliaia di slum-dwellers) se non per loschi interessi economici e di potere.

Non schierarsi apertamente per una soluzione drastica di demolizione significa quindi prestare il fianco ad accuse di connivenza con l’illegalità e mancanza di scrupoli politici, tant’è che ben tre candidati su sei promettono la completa e definitiva rimozione di tutte le baraccopoli della città.

Yvonne Aki-Sawyerr ha una visione diversa e inizia esponendo i numeri e la complessità del fenomeno.

Fa notare che centinaia di migliaia di persone non si possono spostare da un giorno all’altro, fa notare che lo spazio fisico per realizzare edifici low-cost per così tante persone non c’è e propone, finalmente, un punto di vista di ampio respiro: approccio incrementale, riconoscimento e miglioramento di alcuni insediamenti, rimozione progressiva di quelli a maggior rischio ambientale o idrogeologico; tutto accompagnato da semplici strategie per aumentare l’occupazione giovanile.

Un approccio consapevole, complesso, articolato, che a Freetown suona tremendamente e meravigliosamente nuovo; una ventata di aria fresca in un’istituzione come quella del municipio paralizzata da malgoverno, immobilismo, visione limitata e incapacità di fare fronte alle nuove sfide messe in campo dalla riforma degli enti locali.

A un anno di distanza dalla sua elezione Yvonne non sembra aver deluso le aspettative affrontando di petto e con creatività diversi problemi di una città estremamente complessa e apparentemente ingovernabile.

Primo fra tutti lo scottante tema dei rifiuti, argomento sul quale si sono arenati i buoni propositi di tutti i suoi predecessori.

Yvonne, già esperta dell’argomento ha promosso un cambio di marcia, come? Attraverso iniziative partecipate, campagne di sensibilizzazione, la riscoperta dei cleaning days e iniziative creative come l’istituzione di una competizione fra cittadini per il quartiere più pulito con in palio la costruzione di fontane pubbliche o scuole.

E i risultati, anche se a timidi passi, iniziano a vedersi.

Anche grazie a un approccio di ascolto e coinvolgimento dei residenti oltre che all’attitudine di Yvonne nel “metterci la faccia” camminando chilometri per le strade della città oppure partecipando di persona alle operazioni collettive di pulizia di strade e canali di scolo.

Abbiamo raccontato tempo fa dello straordinario ruolo delle donne negli slum, oggi a Freetown è sempre una donna a fare la differenza, a dover inventare e esplorare nuove strade di inclusione e un futuro più sostenibile per la città.

Buon lavoro sindaco!

Federico Monica

Architetto e PhD in Tecnica e Pianificazione Urbanistica. Appassionato di Africa e fondatore di Taxibrousse mi occupo da oltre dieci anni di slum e insediamenti informali, autocostruzione, materiali e tecnologie povere.


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TaxiBrousse è uno studio che sviluppa progetti e consulenze di ingegneria, architettura, urban planning e ambiente per la cooperazione internazionale

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