Chi non ha mai visto un barile di benzina o gasolio? Questi oggetti tipicamente industriali hanno conosciuto negli ultimi anni una discreta fortuna diventando addirittura protagonisti di diversi arredi di design come poltrone e scaffali porta-oggetti.

Nei luoghi dove costruire è una necessità e richiede creatività e ingegno per recuperare materiali minimizzando le risorse però l’uso di barili riciclati è diffuso da lunghissimo tempo.

Basti pensare che la produzione di bidoni metallici inizia nei primi anni del XX secolo e già nei primi anni ’30 un medico francese residente a Tunisi inventa un termine ironico destinato ad avere un enorme successo: bidonvilles.

La “fortuna” dei barili nel settore dell’autocostruzione è quindi quasi immediata ed è dovuta a una serie di caratteristiche particolari di forma, dimensioni e reperibilità.

Un barile standard può contenere poco più di 200 litri, ha un’altezza di circa 88 centimetri e un diametro di 58; a seconda del modello può essere diviso in tre parti da anelli di rinforzo oppure avere una serie di piegature che gli conferiscono un’elevata resistenza a compressione, permettendo di impilare diversi elementi.

La lamiera con cui è realizzato ha ottime doti di resistenza ma uno spessore ridotto che ne permette il taglio o la piegatura anche con strumenti rudimentali; anche la scomposizione del barile è relativamente semplice, rimuovendo a forza gli elementi circolari superiore e inferiore e forzando poi la saldatura laterale.

La forma cilindrica li rende facilmente trasportabili anche per lunghe distanze, mentre le necessità industriali di stoccaggio e tenuta fanno sì che gli elementi ammaccati o indeboliti vengano dismessi, alimentando il mercato parallelo di materiali alternativi per l’edilizia o l’oggettistica.

I bidoni vengono infatti impiegati per realizzare moltissimi oggetti di uso quotidiano: interi o tagliati a metà come serbatoi d’acqua, tagliati longitudinalmente come vasche o abbeveratoi, saldati o ribattuti e ricomposti possono diventare pentole, fornelli, stufe, grondaie e pluviali, barbecue, setacci, imbuti o camini a seconda delle necessità.

Il caravanserraglio di Asmara è uno dei luoghi in cui l’abilità dei fabbri nel riciclare bidoni e barili si mostra al massimo del suo splendore.

Nell’autocostruzione, oltre alla lavorabilità e alla resistenza della lamiera (di gran lunga superiore a quella delle lamiere ondulate in commercio) sono le dimensioni che hanno fatto la fortuna dei bidoni.

Srotolando la lamiera laterale si ottiene infatti un unico foglio di 88 cm per 180 circa, perfetto per realizzare pareti sufficientemente alte e falde di copertura senza giunzioni.

Si tratta di una misura ideale anche per costruire le porte, un elemento solitamente “complesso” e che risulta particolarmente utile nelle zone desertiche, in cui non è facile reperire legname.

In edifici più complessi, tagliati e riempiti di grosse pietre, sabbia e minime quantità di cemento possono essere utilizzati con la funzione di plinti di fondazione per pilastri oppure se ben sigillati come supporti galleggianti per pontili o zattere.

Gli edifici e gli oggetti realizzati con bidoni hanno spesso un’estetica particolare, solitamente ben studiata nell’accostamento dei colori: una vera e propria celebrazione della creatività, dell’inventiva e della capacità umana di adattarsi a situazioni complesse.

Technical details – barili e bidoni

Design tips – costruire con i barili

  • Realizzare le coperture solo in aree poco piovose e isolare il più possibile i fori nelle lamiere in copertura per evitare infiltrazioni d’acqua;
  • se si realizzano pareti o coperture preforare le lamiere prima di applicarle sulla struttura in legno per evitare di indebolirla;
  • nelle coperture prevedere un piccolo margine (10 cm) per ripiegare gli elementi sul colmo e in gronda, evitando così fessure o giunzioni aperte;
  • utilizzare in copertura gli elementi con la verniciatura meglio conservata e con meno ammaccature che rappresentano punti deboli;
  • per fondazioni di pilastri utilizzare 1/2 bidone, preparare con cura la base in ghiaia o pietrisco su cui appoggiarlo e isolare con catrame, olio o una camera d’aria la base degli elementi in legno; il riempimento può essere fatto in ghiaia, sabbia o cemento;
  • a seconda del riempimento possono essere realizzate pareti con elementi sovrapposti (da due a quattro) inserire tavole in legno fra una fila e l’altra per aumentare la base di appoggio;
  • lasciare margini adeguati nelle porte e negli elementi mobili: il caldo potrebbe deformare la lamiera impedendo la chiusura o il movimento.

African way è un viaggio nei luoghi dove costruire è una necessità e richiede creatività e ingegno per recuperare materiali minimizzando le risorse.

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Federico Monica

Architetto e PhD in Tecnica e Pianificazione Urbanistica. Appassionato di Africa e fondatore di Taxibrousse mi occupo da oltre dieci anni di slum e insediamenti informali, autocostruzione, materiali e tecnologie povere.


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TaxiBrousse è uno studio che sviluppa progetti e consulenze di ingegneria, architettura, urban planning e ambiente per la cooperazione internazionale

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